Ciao, io sono Bea e scrivo per ricordare, per approfondire, per trasformare quello che mi accade. Per imparare e per riflettere. Obiettivi ambiziosi? Può darsi. Ma questo non significa che io non voglia provarci ugualmente ;)
Oggi vorrei partire da una risposta che negli ultimi anni è sempre più frequente quando si affrontano le tematiche di diversità, equità e inclusione:
“non si può più dire niente”.
“Beh ma se si vuole essere inclusivi, allora non si può neanche fare comicità, tanto ci sarà sempre qualcuno che si offende.”
“Sì ma con questa storia dei bias davvero non si può più parlare.”
“Sono solo parole, non prendertela. Non fare così che sei pesante, non si può più dire niente!”
Parto da un presupposto importantissimo: il linguaggio può cambiare nel tempo.
Se non cambia, la lingua non è più viva. Pensa al latino o al greco antico: vengono studiati, ma non hanno più subito evoluzioni, semplicemente perché non sono stati più utilizzati. Quindi, è normale, per quanto il cambiamento possa risultare disturbante e destabilizzante, che la lingua proceda ed evolva.
Aggiungo un altro concetto fondamentale: il linguaggio influenza la realtà che ci circonda e la realtà stessa influenza il linguaggio. Si tratta di una relazione reciproca.
Pensa a una parola che la maggior parte delle persone usa tutti i giorni: computer. È un anglismo, cioè una parola che deriva dall’inglese, che fino a una trentina di anni fa non esisteva. Eppure, è entrata nella nostra quotidianità da quando i calcolatori fanno parte delle nostre vite. Lo stesso vale per smartphone: perché non era mai utilizzata questa parola? Perché non esistevano gli smartphones!
Ultimo, ma non per importanza, la capacità di linguaggio è quella che ci contraddistingue come esseri umani: le persone si manifestano attraverso la parola. Pensano e comunicano tramite le parole.
Anche per questo motivo, le parole sono così fondamentali nella nostra vita.
Veniamo a noi, al “non si può più dire niente”.
Dato il mio background ingegneristico, vorrei partire dai numeri. Sai quanti lemmi esistono nella lingua italiana?
Per lemma si intende la forma di base da cui deriva un intero sistema flessionale nominale, aggettivale e verbale, quindi sono quelle unità con cui si formano le parole della lingua che utilizziamo. Ho finito con la parte nozionistica :)
In italiano abbiamo circa 250.000 lemmi.
E sai quanti ne usiamo per la vita quotidiana, per quel vocabolario di base che parliamo e scriviamo ogni giorno? Circa 7.000.
Aggiungo qualche altro numero: le persone con un grado di istruzione più elevato arrivano a conoscere circa 15-20.000 lemmi, mentre le persone che dedicano la loro professione alla linguistica fino a 100.000.
Ora faccio un ragionamento un po’ da ingegnera.
Con 250.000 lemmi, le combinazioni che si possono fare sono un numero molto, mooooolto grande. Infatti, il numero di parole che esistono in italiano si aggira attorno ai 2 milioni. E ogni giorno, per la nostra vita quotidiana, ne usiamo 7.000, quindi lo 0,35% di tutto il linguaggio che avremmo potenzialmente a disposizione. Persino le persone che lo fanno di mestiere arrivano a conoscere “solo” il 5% delle parole che esistono nella lingua italiana.
Non volevo annoiarti con tutti questi numeri, mi servivano per arrivare a una riflessione più profonda: davvero possiamo dire che non si può più dire niente?
O forse non si vuole fare lo sforzo di parlare in un modo nuovo, con parole che diano valore anziché offendere, con un linguaggio che abbracci la diversità di tutte le persone?
Perché secondo me il nocciolo della questione non è tanto cosa si può dire e cosa no. La domanda potrebbe essere: sono consapevole di quello che sto dicendo? Conosco le conseguenze delle parole che sto utilizzando? Sto provocando una sofferenza a un’altra persona solo perché non avevo mai pensato che le mie parole, dette in questo specifico modo in questo preciso momento, possono ferire quella determinata persona?
Può succedere di non avere la consapevolezza di quello che si dice. Non è colpa tua, non è colpa di nessuna persona. Però, quando ci rendiamo conto che quelle parole possono ferire, possiamo scegliere di usarne altre, per evitare sofferenza.
A nessunə piace soffrire, no?
Allora vorrei riformulare quella frase in modo diverso e rassicurare chiunque avesse la preoccupazione di “non poter più dire niente”: si può dire tutto, ma possiamo scegliere di farlo con più consapevolezza.
P.S.: se il tema delle parole ti interessa, fammelo sapere! Ci sono tanti libri e altri strumenti per approfondire ;)